Automezzi Storici
DODGE “wc – 54 3/4 ton.”. Questo è stato il primo mezzo a motore usato dai confratelli della Misericordia. Ci è stato lasciato dopo la guerra dagli americani così come è successo a gran parte delle associazioni di volontariato già presenti in quel periodo. Erano ambulanze ricavate in furgoni lenti e scomodi. Il motore aveva 6 cilindri in linea e sviluppava una potenza di 76 cavalli che consentivano di raggiungere circa 80 km orari. L’attrezzatura si limitava alla lettiga chiaramente senza carrello come nelle barelle moderne e a una bombola di ossigeno. I trasporti erano vere e proprie missioni perché le condizioni dei mezzi che avevano superato la guerra sicuramente non erano ottimali e le strade spesso ridotte in condizioni disperate. Leggendario un trasferimento verso Firenze durante il quale, ci racconta ancora l’autista di quel viaggio, si ruppe l’avantreno provocando un inevitabile incidente per fortuna senza conseguenze ai trasportati.
FIAT “1100”. Anche questo è stato un mezzo molto sfruttato dagli allestitori di ambulanze. La prima foto ritrae anche alcuni personaggi che hanno dato davvero tanto alla Misericordia. Fare volontariato all’epoca significava rispondere alla chiamata fatta dalla piccola campana ancora visibile sopra la Cappella Sociale. Il volontario smetteva di lavorare e correva in sede per raggiungere con l’ambulanza la persona da soccorrere e trasportare all’ospedale. Non esistevano corsi di formazione o vestiti ad alta visibilità, il paziente non veniva trattato quasi per niente sul territorio ma veniva trasportato il più velocemente possibile al pronto soccorso.
FIAT “1400”. Le prestazioni cominciano a migliorare, l’ambulanza somiglia alleattuali station wagon e i motori si fanno più prestanti. Ai più esperti nonsarà sfuggita la mancanza sul tetto dei lampeggianti blu che sono diventati obbligatori nel 1959. C’era una luce segnalatrice bianca con una croce rossa al centro che, se accesa, faceva capire che il mezzo stava compiendo una missione di soccorso. Il dispositivo acustico era una sirena a fischio che veniva chiamata “mucchina” per la lentezza con cui arrivava al tono più alto. Sotto il nostro parco macchine del 1958. Si riconosce molto bene la nostra sede sociale che ha subito poche modifiche anche dopo le varie ristrutturazioni. In primo piano è visibile l’ambulanza 1100, dietro la 1400 e, davanti a quello che tuttora è il garage, il carro funebre Fiat 2300. Le bandiere fanno capire che anche questa foto è stata scattata in occasione di una festa sociale.
FIAT “125”. La carrozzeria di questa macchina veniva tutta allargata come si può notare guardando i parafanghi e le ruote che rimanevano più all’interno. Chi l’ha guidata ricorda che si trovava in una posizione scomodissima poiché lo sterzo e i pedali erano più centrali rispetto al sedile di guida. Il motore avrebbe consentito delle buone velocità e il telaio con le sospensioni un buon confort, ma la trasformazione e la trazione posteriore rendevano molto difficoltosa la tenuta di strada. Le nostre ambulanze erano tutte color “oro” fino a quando la legge non ha stabilito che il bianco con una striscia rossa è il colore ufficiale dei mezzi di soccorso sanitario.
OPEL 1900. Ancora una macchina “familiare” (l’attuale station wagon). Il motore eradi quelli che oggi si mettono nelle categorie sportive e il mezzo, non avendo subito trasformazioni nella carrozzeria, consentiva velocità elevate in tutta sicurezza. All’epoca i nostri mezzi percorrevano tantissimi chilometri poiché da tutta Italia, soprattutto dal Sud, si trasportavano pazienti verso gli ospedali fiorentini dove subivano interventi o terapie e quindi richiedevano il trasporto per tornare a casa. In una settimana si poteva andare in Sicilia anche 5 – 6 volte chiaramente con mezzi e autisti diversi.
Fiat 238. L’arrivo di questo mezzo si è reso necessario da una svolta in materia di soccorso. Il paziente non si deve più prendere così come si è fatto finora e trasportare velocemente al Pronto Soccorso ma si comincia a disporre di strumenti che ci consentono la stabilizzazione. Arrivano i primi palloni per la respirazione artificiale, il “cucchiaio” per raccogliere i feriti e altri strumenti che sono rimasti attuali fino ai giorni nostri. Anche durante il trasporto il paziente poteva essere assistito dal soccorritore che, a differenze delle precedenti ambulanze, poteva muoversi con agilità dentro il vano sanitario. Diversi Fiat 238 hanno fatto parte del nostro parco macchine, alcuni con 2 barelle, altri con il lavandino per lavarsi le mani, uno con un sistema di purificazione dell’aria ambiente. Il difetto più evidente era la difficoltà con cui si girava lo sterzo. Infatti il motore posizionato proprio sull’avantreno rendeva particolarmente caldo e faticoso il compito dell’autista.